La Maggior Cascata Del Liri - Tratto dal libro "Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie"

LA MAGGIOR CASCATA DEL LIRI



Tratto dal libro "Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie"  parte I volume II "Napoli e Provincie" di Cuciniello Domenico.
Testo scritto del 1832 .



Elogio del Fiume Liri: Un Viaggio tra Storia, Natura e Ingegno Umano

I fiumi, maestosi custodi di vita e progresso, rappresentano un dono inestimabile per le comunità civilizzate. La loro importanza trascende la mera fonte di sostentamento, elevandosi a vie di comunicazione privilegiate, arterie pulsanti di commercio e progresso. Grazie alla sapiente gestione delle loro acque, le nazioni intraprendenti hanno prosperato, superando le limitazioni dei trasporti terrestri e sfruttando l'energia idrica per alimentare le macchine dell'industria. 

E noi, eredi di una gloriosa tradizione, possiamo con orgoglio indicare fiumi che, pur nella modestia del loro corso, irrorano valli fertili e animano fiorenti attività economiche. Il Fibreno e il Liri, nomi evocativi di storia e bellezza, incarnano l'essenza di un territorio privilegiato, dove la natura si fonde armoniosamente con l'ingegno umano.

Sora, città adagiata sulle rive del Liri, deve la sua fama non solo alla magnificenza del paesaggio, ma anche all'operosità dei suoi abitanti. La valle, solcata dalle acque limpide dei due fiumi, offre uno spettacolo incantevole, dove il verde intenso dei campi si alterna al grigio argenteo delle rocce.

Ma la vera meraviglia di questi luoghi risiede nell'opera dell'uomo, capace di plasmare la natura senza alterarne l'incanto. Ponti, canali, mulini, cartiere: testimonianze di un ingegno che ha saputo sfruttare le risorse idriche con rispetto e lungimiranza.

E il nostro viaggio lungo il corso del Liri inizia dalle sorgenti, celate tra i monti Appennini, dove l'acqua sgorga con impeto, dando vita a cascate fragorose e rapide impetuose. Il fiume, nel suo percorso tortuoso, lambisce borghi antichi, attraversa valli profonde, specchiandosi in boschi rigogliosi.

La sua fama risale a tempi remoti, quando il Liri, con il nome di Clanis, segnava il confine tra popoli e culture. Cantato da poeti come Orazio e Marziale, celebrato per la purezza delle sue acque e la prelibatezza dei suoi gamberi, il fiume Clnis nei secoli l'immaginario collettivo, divenendo simbolo di fertilità e abbondanza.

Ma il Liri non è solo memoria di un passato glorioso, è anche energia vitale che alimenta il presente. Le sue acque, incanalate e sfruttate con maestria, muovono le ruote dei mulini, azionano le macchine delle cartiere, illuminano le case e le città.

E così, mentre ammiriamo le cascate di Isola del Liri, spettacolo grandioso della natura, non possiamo non pensare all'opera dell'uomo, che ha saputo trasformare questa forza primordiale in progresso e benessere.

Il Liri, fiume di storia e di ingegno, continua a scorrere, testimone di un legame indissolubile tra l'uomo e l'ambiente. Le sue acque, oggi come ieri, sono fonte di vita, ispirazione e prosperità.


Il testo descrive il fiume Liri e il suo impatto sulla regione circostante. Inizia con un'introduzione sull'importanza dei fiumi per le civiltà, sottolineando come abbiano contribuito allo sviluppo economico e industriale di molte nazioni. Il testo si concentra poi sul Liri, lodandone sia l'importanza storica che le bellezze naturali. Viene menzionato anche il Fibreno, un altro fiume della zona, e si accenna al fatto che verrà trattato in dettaglio in un altro momento. L'origine del nome "Liri" viene fatta risalire a tempi antichi, con riferimenti a Strabone e Plinio. Il fiume viene descritto mentre scorre attraverso diverse località, tra cui Fregelle, Minturno, e le campagne degli Ausoni e dei Volsci. Vengono citati anche autori classici come Orazio, Marziale e Silio Italico, che hanno celebrato la bellezza del fiume nelle loro opere. Il testo prosegue descrivendo la sorgente del Liri in Val di Nefra e il suo percorso attraverso la Valle di Roveto, menzionando anche l'antico emissario claudiano e il progetto di recupero delle acque del Fucino. Viene poi descritto il tratto del fiume che attraversa Sora, con i suoi meandri e le isolette, e l'incontro con le acque del Fibreno. Si fa riferimento anche ad alcune opere artificiali, come un canale derivato dal Fibreno e alcune cascate. Infine, il testo si concentra sulla cascata principale del Liri, descrivendone la maestosità e la bellezza. Viene menzionato anche un edificio che si trova al centro della cascata, un tempo adibito a lanificio e oggi trasformato in struttura industriale. In sintesi, il testo offre una descrizione dettagliata del fiume Liri, con riferimenti storici, geografici e culturali, celebrandone sia la bellezza naturale che l'importanza economica per la regione.

Scopo del testo: L'autore si propone di illustrare le bellezze e l'importanza del fiume Liri, con un focus particolare sulla zona di Sora e sulle sue cascate (Isola di Sora).
Elogio del fiume Liri: Il Liri viene descritto come un fiume dalle acque limpide e dal corso sinuoso, che attraversa luoghi di grande bellezza e fertilità. L'autore sottolinea come il fiume contribuisca in modo significativo allo sviluppo dell'agricoltura e dell'industria nella regione.
Cascate del Liri: Una parte importante del testo è dedicata alla descrizione delle cascate del Liri nei pressi di Sora. L'autore ne esalta la maestosità e la bellezza, sottolineando come queste cascate rappresentino uno spettacolo naturale di grande suggestione. La descrizione della cascata inizia con una menzione del corso del fiume Liri e di come esso si divide in due rami che cingono l'Isola. Uno è il protagonista della descrizione, mentre l'altro ramo forma una cascata su un piano inclinato. Dal maggiore si ha una caduta perpendicolare di circa 50 palmi (circa 12 metri), uno spettacolo di grande impatto visivo. L'acqua, precipitando da una tale altezza e con un volume considerevole, colpisce con forza la roccia sottostante, frantumandosi in una miriade di gocce che brillano come pioggia d'argento.
L'impatto è tale che si può stare asciutti sotto la cascata, con l'acqua che scorre sopra la testa. L'autore, inoltre, invita il lettore a immaginare i sette colori dell'iride che si formano nella rifrazione dei raggi solari tra le gocce d'acqua. Infine, menziona altri ruscelli che si riversano nel fiume, aggiungendo ulteriore bellezza al quadro complessivo.
Isola di S. Domenico: Viene menzionata l'Isola di S. Domenico, luogo di rilevanza storica e naturalistica situato alla confluenza del Liri con il Fibreno.
Utilizzo industriale delle acque: L'autore riporta come le acque del Liri e del Fibreno venissero utilizzate per alimentare le macchine di un lanificio, evidenziando l'importanza dei corsi d'acqua per lo sviluppo delle attività produttive locali.

Considerazioni storiche e poetiche: Il testo include anche riferimenti storici e citazioni di poeti antichi che hanno celebrato il fiume Liri nelle loro opere.
Riferimenti storici:
 * Fregelle, bosco sacro e città di Minturno: L'autore menziona questi luoghi per descrivere il percorso del fiume e la sua importanza storica e culturale.
 * Ausoni e Volsci: Popolazioni antiche che abitavano la regione attraversata dal Liri, vengono citate per sottolineare la storicità del luogo.
 * Isola di S. Domenico: L'autore menziona l'isola, collegandola alla nascita di Tullio (Cicerone), aggiungendo un elemento di interesse storico-biografico.
 * Convento di Carmelitani e cartiera: La presenza di un antico convento trasformato in cartiera evidenzia l'importanza del fiume per lo sviluppo economico locale nel corso dei secoli. La verga d'oro probabilmente era stata realizzata: "Un canale tolto al Fibreno, animate quivi le macchine, e sotto la detta via passando, fa gentili cascate (Terza Cascata).

Citazioni di poeti:
 * Orazio: Il poeta latino viene citato per aver definito il Liri "cheto" e "taciturno", sottolineando l'aspetto placido del fiume.
 * Marziale: Anche il poeta Marziale viene menzionato per aver descritto il Liri come "ceruleo", riferendosi al colore delle sue acque.
 * Silio Italico: Un altro poeta latino che ha celebrato il Liri nelle sue opere, viene citato per averlo definito "quieto" e "dissimulato".
 * Strabone e Plinio il Vecchio: Vengono citati per le loro testimonianze sul nome antico del fiume Liri (Clanis) e sulla sua importanza in epoca romana.

Altri riferimenti:
 * Appennini monti: Vengono citati come luogo di origine del fiume, sottolineando l'importanza del contesto geografico.
 * Cappadocia: La menzione di questa terra della Marsica, situata presso la sorgente del fiume, aggiunge un tocco di colore locale e storico.


Testo originale:

LA MAGGIOR  DEL LIRI
Grandissimo aiuto e vantaggio sono i fiumi ai popoli inciviliti, i quali a lor posta quelle acque governando, se ne giovano principalmente o come più spedite vie di commercio che le terrestri non sono, o quali forze motrici di mille maniere di macchine. Perciò da esse correnti alcune avventurate nazioni, come ognuno conosce, trassero tale incremento d'industria e ricchezza e prosperità, che per questa parte ben si può dire essere i moderni andati innanzi agli antichi. E noi pare, che un tempo navigammo il Liri, il Sarno, l'Olinto, perché, se il rimprovero che gli Italiani, vivendo al di memorie, faccian sempre colle grandezze degli avoli schermo e puntello alle infingarderie de' nipoti, noi pure possiamo additare due fiumi che nella piccola regione da essi irrigata spandono la loro umori e moto e vigore e floridezza, non meno all'agricoltura che all'industria benefici. Vogliamo intendere il Fibreno ed il Liri, de' quali solo sapremmo dire che sia più da lodare, o la illustrazione del nome chiarissimo nelle storie sin dalle più remote età, o le naturali bellezze di cui sono parte sì grande, o la utilità somma cui arrecano alle genti che abitano lungo le rive loro. Per essi Sora e i suoi dintorni giusto vanto conseguono e raro, come uno de' più vaghi e ad un tempo più operosi ed industri cantoni d'Italia. E ben ne gode l'animo quando nel corso di questo Viaggio noi ci avveniamo in luoghi non commendabili solamente per pregi di natura, merito felice del caso, ma per quelle opere dell'uomo onde riesce tanta maggiore onoranza in quanto che n'è il merito solo a sé stesso dovuto. Più d'una volta noi torneremo a rendere questo doppio omaggio d'ammirazione a sì privilegiato paese e però serbando ad altro tempo il discorrere del Fibreno, occupiamoci oggi unicamente del Liri.
Oscura è l'origine di sì fatto antico nome, sostituito a quello anche più antico di Clanis, siccome leggiamo in Strabone ed in Plinio Seniore. Sgorgando dagli Appennini monti, così il primo ne ragiona, e scorrendo per l'agro Vescinate oltre Fregelle, il bosco sacro e la città di Minturno attraversava, e veramente le campagne degli Ausoni e de' Volsci, sia d'allora non meno fertili ei faceva che deliziose. Orazio le chiamò amenissime, e dallo stoico suo desiderio allontanava i campi i quali ubertava la cheta onda del Liri, taciturno fiume. Ceruleo il disse Marziale, e Silio Italico facendo eco al Venosino, mentova il quieto e dissimulato corso del Liri. Famosi erano i suoi gamberi, che Apicio, al dir di Ateneo, preferì a quelli di Smirne e di Alessandria. I moderni stimano ancor più le trote che mena, e i carpioni dalle squame dorate, i quali vanno a paro con quelli del lago di Garda.
Nasce propriamente questo fiume in Val di Nefra, dal ramo dell'Appennino che cinge i piani Palentini; se quivi smottati macigni, dirupi asprissimi e pittoreschi di bella orridezza appariscono quella sorgente, e sovrasta Cappadocia, terra della Marsica. Giù discendendo per la cennata valle verso il meriggio, a Capistrello incontra l'antico emissario Claudiano, pel quale accolse un tempo le acque del Fucino, che non tarderà di nuovamente ricevere. (a) Di là per la valle che abbassando ed allargandosi, prende il nome di Valle di Roveto, prosegue a correre il Liri, lasciando a destra ed a mancina sublimi paesetti, tra quali torreggia colla feudale sua rocca Dalzórane. Qui abbandona il fiume il territorio aprutino, ed entrando in quello tanto più aperto ed ameno di Terra di Lavoro, sembra che, sbrigato d'impacci, proceda più libero e placido e maestoso, lentamente serpeggiando in tortuosi meandri pei campi di Sora, della quale cortese par lambe le mura. Ed a questa importante parte del suo cammino (se pur non all'ultima) par che mirassero gli antichi poeti quando tacito e cheto I'appellavano; chè quivi innanzi tutt'altro epiteto aggiunto gli compete. Ecco, lungo l'isoletta di S. Domemco, gloriosissima, come altrove noteremo, pel natale di Tullio, le gelide acque del Fibreno per due bocche si mescolano con quelle del Liri, il quale così accresciuto, radendo le falde di monte S. Sebastiano, si avanza verso mezzogiorno. Dalla parte opposta ei bacia il margine del sito campestre aggiunto di qua della via consolare all'edificio detto Le Forme, ch'è sulla via al di là ampio e nobile edificio, convento una volta di Carmelitani, ove una cartiera è stabilita. Un canale tolto al Fibreno, animate quivi le macchine, e sotto la detta via passando, fa gentili cascate, poi si restringe in un pelaghetto, d'onde diviso in più rivi forma vaghissime isolette da rusticani ponti congiunte. Sembra tutto questo luogo carissimo giardino fatto men dall'arte che dalla natura; ed uno principale ornamento è lungo, girevole, delizioso
viale che offre una di quelle passeggiate cui i moderni danno il nome di romantiche. Godonsi da esso mille svariati e leggiadri aspetti, ma v'ha eglino quello delle così dette Cascatelle. Al quanto prima che il Liri abbia in sè ammesso il canal delle Forme, quasi preludendo alla sua gran cascata, qui scherzevolmente si frange tra scogli declivi, con bizzarra irregolarità disposti presso a poco in cinque gradini, tra alberi e cespugli fronzati. L'acqua urtata e rintuzzata, fragorosa, spumeggiante, e in candidissimi fiocchi sparpagliantesi, alla fine si raccoglie in larga, breve e regolare cascata. Nè guari va che in due rami si parte, i quali circondano interamente il luogo che appunto perciò chiamasi Isola, e poi riuniti continuano il loro corso per l'Agro Arpinate, quindi s'uniscono alla Solfatara, alla Melfa, al Rapido. Il Liri prende allora propriamente il nome barbaro di Garigliano, e sbocca alla fine considerevolmente ingrossato nel golfo di Gaeta.
Or la porzione del fiume qui figurata è il sinistro braccio di esso che cinge l'Isola. L'altro pur casca giù, ma in piano inclinato, qui abbiamo una caduta perpendicolare, di 50 e più palmi alta, di bella vista e maravigliosa. Da tanta altezza ed in sì gran volume l'acqua precipitando, batte sul vivo sasso, e ne rimbalza minutata in rugiadosa pioggia d'argento. Sotto la gigantesca parabola può alcuno addossato alla rupe starsi all'asciutto, e tener sul capo e vedersi passare dinanzi della persona un fiume senza letto. Altrove ei può ricreare l'occhio ne' settuplici colori dell'iride, che la rifrazione de' raggi in quegli elevati vapori produce. Aggiungono abbellimento al quadro, sebbene in un piano anteriore, altri rivoli sbucanti dall'edifizio che grandeggia nel mezzo, e pur dall'alto cadenti. E come se il bello non dovesse inquesto fortunato distretto mai scompagnarsi dall'utile, tai precipiti ruscelli volsero già le ruote e i cilindri del lanificio che un tempo era l'antico albergo campestre de'duchi di Sora, da' Boncompagni venduto con tutti que' loro dominii sorani al Governo, e dal Governo ceduto all'industria nazionale.

(a) [Il commento nel brano del Liri quale che sia la causa ivi di tanta sua celebrità presso gli antichi, parmi che la grandezza di lui, ovvero la concatenazione di maraviglie che in sì breve spazio si affollano al suo apparire, non lasciasse agio altrui di pensare ad altro. Quindi è che la caduta presente, di cui la pittura non può dare idea, appena è nota, nè il ponte di Celano, di cui narra Strabone, è più mentovato.
(b) De' lavori con cui da più anni a stendersi e riaprirsi quel celeberrimo emissario, sarà fatto parola nell'articolo del lago Fucino.


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