La Cascata Obliqua Del Liri. Tratto dal libro "Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie"

 LA CASCATA OBLIQUA DEL LIRI:



Tratto dal libro "Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie"  parte I volume II "Napoli e Provincie" di Cuciniello Domenico.
Testo scritto del 1832 .




LE BELLEZZE DELLA CASCATA OBLIQUA: un invito a preservare e proteggere.

Il passaggio del Liri presso Sora è uno scherzo Originale della natura, piuttosto unico che straordinario. Chi saprebbe indovinare un altro fiume che, come questo, prima divaga Serpeggia, poi con tutte le sue forze si dispiega e, benché diviso in due rami, compie tre cascate in brevissimo tratto. 
La prima cascata scende a gradoni, la seconda cade a perpendicolo con uno dei molti rami, la terza si sviluppa in piano inclinato con l'altro ramo.
Nella valle vicino al monte S. Sebastiano, il fiume inizia ad accelerare la sua discesa di gradino in gradino. Se ne contano almeno 14 fino a quando il letto non cambia. Ognuno di questi gradini è diverso dagli altri per forma e bellezza, e ognuno potrebbe essere soggetto di un bellissimo quadro. Tuttavia, a causa della distanza che li separa e della difficoltà nel raggiungerli, si prendono in considerazione solo cinque gradini, quelli che offrono la vista più gradevole e magnifica. Questi sono i gradini a cui ci si può avvicinare attraverso un sentiero agevole, ombroso e suggestivo, come abbiamo già descritto.
Questi gradini, disposti in modo più o meno ampio e con forme bizzarre, vengono paragonati a "plazerottoli della magica scala". Tra di essi emergono isolette di verde, sulle quali crescono piante di "immortale verdura". L'acqua, inizialmente "tacita e bruna", al cominciare della discesa, si fa "ratta e romoreggia e spumeggia" tra mille scogli. A volte si allarga in un "cristallo terso e vacillante" che riflette i colori dello smeraldo, del diamante, del topazio e di altre pietre preziose. Altre volte si dissolve in goccioline minutissimi che, come "urgenti e lievi di fumo", salgono obliquamente verso l'alto e, se attraversati dal raggio solare, mostrano tutti i "colori del prisma", l'arcobaleno.
Le pareti della valle, verdeggianti di erbe e piante, con ontani, salici e pioppi che spuntano dalle isolette, ingentiliscono il luogo con agreste amenità. Dopo l'ultimo gradino, il fiume riprende il suo corso abituale, anche se per poco. All'angolo orientale della roccia alpestre, dove si trova l'antico palazzo dei Duchi di Sora, il fiume incontra un sasso coperto di terra su cui crescono alcuni salici e virgulti. Qui il fiume si divide e cade in direzioni diverse.
Il ramo di sinistra scorre su un letto in declivio, dove le onde roteano pazientemente in vortici sonanti, come se un cilindro avvolgesse candidi fiocchi di lana. Giunte al bordo sporgente e arcuato, le acque si riversano di continuo in "rezzuoli" o "vaghissime liste acque", limpide, sottili e scintillanti.
Da questo pendio, acquistando maggiore moto, l'acqua si lancia con un salto di 90 piedi, non in un "leagnolo" regolare e lucido come quello che si vede a Tivoli, ma in "grossi rampolli", simili a funi gigantesche attorcigliate e furiose. Questo perché il letto del fiume non è regolare e uniforme, ma arenoso e aspro a causa dei sassi disposti in modo disordinato.
La maestà di questa cascata si apprezza al meglio quando ci si pone il più vicino possibile alla sponda, dove il fiume riprende il suo corso piano e rettilineo. Qui si vede una "mobile montagna di neve" pendere sul capo e precipitare nell'abisso, rinnovandosi ad ogni istante. L'abisso è sempre colmo e ricoperto in superficie dalle acque che riprendono tranquillamente il loro cammino.
Il punto di osservazione ideale è un angolo di rupe, poiché alla parete erta e scura si congiunge un'altra rupe, impervia e sempre verde, esposta al vento. Per questo motivo, il biancore dei "cavalloni" che cadono risalta ancora di più, soprattutto quando il sole colpisce obliquamente i vapori creati dall'attrito, dipingendo un arcobaleno molto gradevole.
Se poi, a causa delle piogge invernali, il Liri si gonfia e aumenta di livello nel punto più nascosto di questa rupe, con spume bianche e un gran fracasso si riversa nel baratro, facendo gemere le rive e tremare le cose dalle fondamenta. 
E che dire se non fosse per un evento mitologico che narra diversamente la sua terza cascata?
Questa cascata è il soggetto del nostro quadro. È più larga, ma non più voluminosa delle altre, e a nostro parere non così magnifica e sorprendente. Tuttavia, al suo inizio, i tre rami del fiume, due dalla destra e uno dalla sinistra, muovono macchine diverse.
Non dobbiamo dimenticare che il terremoto del 1805 smosse i macigni che, per rendere il declivio più agevole, erano stati collocati nel bel mezzo del fiume da uno degli ultimi duchi di Sora, della famiglia Boncompagni. Questo duca, avendo il controllo di queste rapide correnti, poteva a suo piacimento deviarle da una parte all'altra e collocarle in un alveo comune. Due ponti di legno, costruiti sulle sorgenti dei due rami, collegavano la sua dimora sull'isola con i giardini deliziosi di cui l'aveva circondata. Se amava queste bellezze naturali, sapeva e poteva goderle in pace con gli altri, o da solo, come un eroe solitario.
Ora i giardini sono diventati miseri luoghi abbandonati, i ponti sono spezzati, la casa è in parte diroccata. Ma poiché nel 1814 vi fu impiantata la prima grande manifattura di panni di lana, che poi prosperò enormemente nel territorio sorano (in quel tempo Isola del Liri Faceva parte del ducato di Sora) , l'opera non andò perduta, ma in parte fu restaurata.
Sebbene impoverita e danneggiata, come abbiamo detto, la cascata obliqua del Liri non manca di tanto in tanto di rapire e rallegrare gli sguardi. Si rompe in molti zampilli spumeggianti che, seguendo le linee indicate dai piedi delle scogliere dirupate, ora si dividono e si suddividono in capricciosi meandri, ora si riuniscono in due profonde voragini una sopra l'altra, ora si espandono in larghi specchi, ora gorgheggiano, zampillano e ondeggiano ovunque, fino a quando non vengono ristretti nel nuovo letto del fiume.
Dalla parte destra dell'osservatorio, le acque scendono per lo più su un piano inclinato, mentre dalla parte sinistra scendono attraverso "cavalloni" tortuosi, bizzarri e capricciosi, si separano e infine si riversano in due grandi rami su uno scoglio a forma di arco, che custodisce la volta dell'antro dove abita la Naiade (1) del luogo.
Qui, dal lato sinistro, sorge un lanificio di recente costruzione che, prelevando i due rami dal ramo occidentale del fiume attraverso sei bocche, li riversa formando altrettante cascatelle parallele, con una curvatura ampia e alta. Queste cascatelle, quando eruttano tutte insieme, contribuiscono molto alla bellezza di questa cascata del Liri, compensandola in un certo qual modo.

(1) Le Naiadi nella mitologia greca e romana:

  • Le Naiadi erano ninfe acquatiche, figlie di Zeus, legate a fonti, fiumi e laghi.
  • Venivano considerate protettrici delle acque e dispensatrici di fertilità e abbondanza.
  • Spesso raffigurate come fanciulle bellissime, con capelli ornati di fiori e conchiglie.

Legame con il fiume Liri:

  • Il fiume Liri ha da sempre rivestito un'importanza fondamentale per le comunità che si sono insediate lungo le sue rive.
  • Le Naiadi del Liri, figure mitologiche legate al fiume, ne rappresentano la forza vitale e la connessione con la natura.
  • La loro presenza sottolinea il valore sacro delle acque e la necessità di preservarle.

Testimonianze e tradizioni locali:

  • Diverse opere d'arte e fonti storiche testimoniano la devozione alle Naiadi del Liri nel corso dei secoli.
  • A Isola del Liri, in particolare, la presenza delle cascate ha alimentato la leggenda delle Naiadi e il loro legame con il territorio.


La cascata obliqua del Liri: un fenomeno naturale unico

Il testo descrive con minuzia di particolari la cascata obliqua del Liri, situata nei pressi di Sora. La sua particolarità risiede nel fatto che il fiume, dopo aver scorre in modo ampio e tranquillo, si divide in tre rami che compiono tre salti distinti:

  1. Cascata a gradoni: una serie di piccoli salti ravvicinati, circa 14, che creano un effetto di "scala magica".
  2. Cascata a perpendicolo: un salto unico e verticale di uno dei rami del fiume.
  3. Cascata obliqua: l'ultimo salto, su un piano inclinato, che dà il nome alla cascata.

Uno spettacolo per gli occhi e per lo spirito

L'autore descrive la bellezza del luogo, con l'acqua che precipita tra scogli e vegetazione lussureggiante, creando giochi di luce e colori. Le isolette di verde che emergono tra le acque contribuiscono a rendere il paesaggio ancora più suggestivo. La cascata non è solo uno spettacolo naturale, ma anche un luogo che invita alla contemplazione e alla riflessione.

La mano dell'uomo e le trasformazioni del paesaggio

Il testo menziona anche come l'area circostante la cascata sia stata trasformata nel tempo. In particolare, viene citato un lanificio costruito nel 1814 che sfrutta l'energia idrica del fiume. L'autore sottolinea come queste modifiche abbiano in parte alterato l'originario aspetto del luogo, ma non ne abbiano intaccato completamente la sua bellezza.

Un invito alla scoperta

Il testo si conclude con un invito a visitare la cascata obliqua del Liri, un luogo che, nonostante le trasformazioni subite nel corso del tempo, continua ad affascinare con la sua bellezza selvaggia e la sua storia millenaria.

Temi principali

  • La maestosità della natura: il tema centrale del testo è la celebrazione della bellezza e della potenza della natura. La cascata obliqua del Liri viene descritta come un fenomeno naturale unico e straordinario, capace di suscitare meraviglia e stupore in chi la osserva.
  • La trasformazione del paesaggio: il testo riflette anche sul rapporto tra uomo e natura, sottolineando come l'intervento umano abbia modificato nel tempo il paesaggio circostante la cascata. Tuttavia, l'autore riconosce che, nonostante queste trasformazioni, la bellezza del luogo è rimasta intatta.
  • Il valore del patrimonio naturale: il testo può essere letto come un invito a preservare e proteggere il patrimonio naturale, affinché le generazioni future possano continuare ad ammirare le meraviglie del creato.

Considerazioni storiche:

  • Famiglia Boncompagni: viene menzionata la famiglia Boncompagni, che nel corso dei secoli ha avuto un ruolo importante nella storia di Sora e nella trasformazione del paesaggio circostante la cascata. In particolare, viene citato uno degli ultimi duchi di Sora, di casa Boncompagni, che nel XVIII secolo (probabilmente nel corso del 1700, ma non è specificato con esattezza) fece costruire due ponti di legno per collegare la sua residenza isolana ai giardini.
  • Terremoto del 1805: viene fatto riferimento al terremoto del 1805, un evento che causò ingenti danni nella regione e che modificò in modo significativo anche l'aspetto della cascata e del territorio circostante. Il terremoto, infatti, provocò il distacco di alcuni macigni che alterarono il corso del fiume.
  • Costruzione del lanificio: viene citata la costruzione di un lanificio nel 1814, un'opera che sfruttava l'energia idrica del fiume e che contribuì allo sviluppo economico della zona. La presenza del lanificio testimonia come l'uomo abbia nel tempo cercato di sfruttare le risorse naturali per le proprie attività produttive.

Questi riferimenti storici, seppur non molto numerosi, forniscono un contesto interessante per comprendere l'evoluzione del paesaggio nel corso dei secoli e il rapporto tra uomo e natura. Il testo, infatti, non si limita a descrivere la bellezza della cascata, ma offre anche uno spaccato sulla storia del luogo e sulle trasformazioni che ha subito nel tempo a causa di eventi naturali e dell'intervento umano.







testo originale:

Il passaggio del Liri pe'empi di Sora è vaghissimo scherzo di natura, piuttosto unico che straor dinario. Eh! chi saprebbe indovare altro fiume che, al pari di questo, prima per correre divagando, dipoi con tutte le forze sue dispiegandosi, benché bipartito, in brevissimo tratto compia tre cascate, l'una per gradi, la seconda a perpendicolo con un de'molti rami, la terza coll'altro in piano inclinato? Nella valle rasente il monte S. Sebastiano ei comincia ad accelerar la discesa di gradino in gradino che 14 almeno se ne contano fino a che letto non cangia. Ognuno di essi varia dagli altri per forma e bellezza, ed ognuno davvero potrebbe essere argomento di leggiadris-simo quadro, ma perché troppa distanza li separa, soavvi acconcia via per vagheggiarli, di cinque soli tiensi ragione; come quelli che fanno insieme la più gradita e magnifica veduta, ed a'quali per l'agevole, opaco e caro sentiere lice accostarsi che noi già (pag. 1) descrivemmo. Ed in versi nel più ampio modo li veggiamo disposti in maniera più o meno grande, bizzarramente congegnati, e con gli scherzi de'gradi altri minori, quasi plazerottoli della magica scala. In mezzo a questi vedi talvolta, e pare altresi fatto per incanto, sporgere gentili isolette, su cui allignano piante d'immortale verdura. L'acqua ch'era prima tacita e bruna, al cominciar della calata, fra mille scogli ratta, e romoreggia e spumeggia; e dove in terso e vacillante cristallo si allarga che riverbera i colori della smeraldo, del diamante, del topazio e l'altre preziose pietre, dove in minutissimi atomi, a cosi dire, si risolve, i quali in alto obliquamente vanno, pari ad urgenti e lievi di fumo, e se li attraversa il raggio solare, tutti si scorgono i colori del prisma. Le pareti della valle verdeggianti d'erbe e di piante, gli alni, i salici, i pioppi che di mano a'gorghi stessi in quelle isolette spuntarono, di agreste amenità ingentiliscono il luogo.

Ma già dopo l'ultimo gradino il fiume la ripresa l'usato corso, quantunque per poco. Tosto all'angolo orientale della roccia alpestre, ov'è piantato l'antico palagio de'Duchi di Sora, gli si fa incontro un sasso coperto di terra su cui alcuni salici e virgulti si aggruppano; e lì esso la dove piegandosi, da entrambi i lati diversamente cade. Ei trova in sulle prime a sinistra un letto declive, ove in sonanti vortici pazientemente rotin le onde, a quella foggia che se un cilindro avvolgesse candidi fiocchi di lama. Giunte che sono all'orlo sporgente ed arcuato, ne spicciono di continuo qua e qua taluni rezzuoli, o vuoi vaghissime liste acque, limpide, sottili, scintillanti. Ed ivi, da quel pendio acquistando maggior moto di proiezione, l'acqua s'agglianci per una parabola di 90 piedi, non già in regolare e lucido leagnolo, come i Toscani lo chiamerebbero, quale in Tivoli si vede, ma in grossi rampolli, simili ad attorti funi giganteschi e tutti in un furore costretti, dappoiché non regolare ed eguale è quel lambro, come accennammo, ad arenoso ed aspro per sassi scompostamente uniti, a talchè un denso

per vi rimane d'ordinario non ricoperto dal lutto. La maestà di si fatta cascata non meglio s'apprende che quando alcuno si ponga il più possibile alla sponda, là ove ricomincia il piano e retto corso della riviera. E quivi tu vedi mobil montagna di neve pendere sul tuo capo, precipi- tar nell'abisso ad ogni attimo di tempo rinnovellarsi, e quell'abisso è sempre colmo e ri- coperto nella superficie dalle acque che li appunto prendono tranquillissime l'usato cam- mino. Il luogo di tale spettacolo è un angolo di rupe, poichè a quella erta e nereggiante di già mentovata, altra se ne congiugnettamente, impervia, e della quale perpetua è la viri- dità, siccome perpetuo il vento che la flagella. Il perchè la bianchezza de'cadenti cavalloni vi campeggia all'usai di vantaggio, e quando il sole obliquamente ferisce i vapori che l'attrito disviluppa, vi si pinge aggratissimo l'arcobaleno. Ma se per invernale pioggia il Liri si gon- fia, imbaldanzito e cruciato, guadagnando a livello il шоссо nel più riposto canto di que- sta erta rupe, con biondeggianti spume e con tanto fracasso nel baratro sprofonda, che le ripe cupamente ne gemono, e scosse dalle fondamenta tremano le cose. Or che sarebbe se per mito gli andasse altrimenti che li presso ha luogo la sua terza cascata?

E questa è il soggetto del nostro quadro. Più larga, ma non più voluminosa dell'altre, nè, a nostro avviso, così magnifica e sorprendente. Vero è che al suo cominciare per le tre rivali, i quali vanno, due dalla man destra ed una dalla manca, ad agitare macchine diverse. Non vogliam tacere che il tremuoto del 1805 smosse i macigni, i quali, per farsi più agevolmente declive, pose già tempo nel bel mezzo di esso uno degli ultimi duchi di Sora, di casa Bon- compagni, quando, arbitro di queste precipiti correnti, a sua posta poteva rivolger una nel- l'altra, e fra un mutuo alveo porre quelle abbandonate. Due ponti di legno gittati sulle origini delle due casate congiungevano la sua abitazione isolana co'giardini deliziosi di cui l'avea cinta. Se vago ei era di queste naturali bellezze, sapeva e poteva goderle in pace con al- tri, o con sè, qual'eroe più solivo di lui? Ora i giardini sono miseri urtacci; spezzati i ponti, mezzo diruta la casa; ma poichè vi fu posta sin dal 1814 la prima gran manifattura di pannilani, i quali poi sommamente prosperarono nel bel territorio sorano, l'ottima non perisce, ma in parte si ristora.

Abbenché così impoverita e guasta, come dicemmo, la cascata obliqua del Liri non manca di tratto in tratto di rapire ed allegrezza gli sguardi. Egli si rompe in più zampilli spumanti, i quali seguendo le linee che i piedi de' dirupanti scogli lor additano, or si dividono a sud- dividendosi in capricciosi meandri, or si riuniscono in due voragini profonde, l'una all'altra imminente, ora si spandono in larghi specchi, or da per ogni dove gorgogliano, zampillano, ondeggiano, sinchè nel novello letto del fiume non siàn ristretti. Dalla parte destra dell'osservatorio discendono per lo più in piano inclinato, dalla mancina pei tortuosi e bizzarri e capricciosi cavalloni, e si disgiungono, ed alla fine in due grandi branche si riversano sopra un scoglio archeggiato, che ne serba la volta dell'antro ove alberghi la Najade del luogo. Sorge qui dal sinistro canto un lanificio novellamente fabbricato, che i due rami tolti all'occidental ramo del fiume per sei bocche gli riversa, e sono altrettante parallele cascatine, di cui alta è la già larga la curvatura; le quali, allorchè tutte le bocche ad un tempo eruttano, della bellezza moltissimo a questa cascata del Liri, finchè gli ammendano in certa guisa e compenso.




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