Veduta Dell'Isola di Sora.Tratto dal libro "Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie"

VEDUTA DELL'ISOLA DI SORA:


Tratto dal libro "Viaggio Pittorico nel Regno delle due Sicilie"  parte I volume II "Napoli e Provincie" di Cuciniello Domenico.
Testo scritto del 1832 .



La Bellezza dei Luoghi: Un Elogio del Territorio Sorano

Le nostre province abbondano di luoghi incantevoli, tali da offrire ad ogni passo ispirazione ai pittori per le loro tele. Tuttavia, due cantoni in particolare spiccano per la loro bellezza e peculiarità: la Cava e Sora. La fama della Cava, un tempo celebrata, sembra oggi declinare, mentre quella di Sora cresce di giorno in giorno, alimentata anche dalla nuova via che, passando per Frosinone, facilita il collegamento con i territori pontifici, attirando un numero sempre maggiore di visitatori. E questi luoghi meriterebbero di essere visitati da tutti, ne fosse anche solo per ammirare quella "veduta meravigliosa" di cui offriamo qui una pallida rappresentazione. Immaginate di trovarvi in un punto panoramico, magari dove è situato il "Cavaliere", o in un luogo ancora più elevato e adatto. Da lì, potrete ammirare uno spettacolo forse unico al mondo: una città di tremila o quattromila anime, interamente circondata da un fiume. I rami di questo fiume, che cingono l'isola, nascono da due sorgenti di straordinaria bellezza, pressoché identiche. Questo fiume è il Liri, il quale, poco prima, aveva accolto le acque del limpido Fibreno. La città, per la sua particolare posizione geografica, è chiamata Isola di Sora, o più semplicemente Sora. Il territorio è pianeggiante, se non fosse che verso nord si innalza un masso di roccia viva, che si protende verso il corso del fiume. Questo masso divide il Liri in due rami, che precipitano con fragore, spumeggiando tra i macigni grigiastri. Poco distante, dove i due rami del Liri si riuniscono, il fiume si divide nuovamente, formando una piccola isola. Su quel masso roccioso sorgeva un tempo il castello dei duchi di Sora, protagonista di antiche battaglie feudali. In tempi più recenti, il castello fu trasformato in un palazzo di campagna, di cui oggi rimane solo una torre diroccata, testimonianza di un passato travagliato. Alla città si accede attraverso due porte, poste in direzioni opposte, ciascuna delle quali è preceduta da un ponte di costruzione solida. Sora non è una città di particolare bellezza, ma è un luogo sano e operoso. Le acque del fiume, precipitando dall'alto, alimentano un flusso costante che purifica l'aria. Gli abitanti, sfruttando l'energia idrica, hanno sapientemente adattato il luogo per azionare ogni tipo di macchina, dedicandosi alla lavorazione della lana, alla produzione della carta e ad altre attività industriali. Per questo, a Sora non si vedono miseria, accattoni o volti emaciati. Le donne si recano alla riva del fiume, come ad una fonte pubblica, per lavare i panni. Rimangono per ore con l'acqua al ginocchio, chine e con la fronte madida di sudore, ma la salute, che traspare dai loro volti, spesso unita ad una bellezza semplice, non sembra risentirne. La stessa vitalità e rigogliosità si riscontra anche nei dintorni. Che si volga lo sguardo alle vicine colline di San Sebastiano, le cui pendici sono lambite dalle verdi acque del Liri, o alle campagne che circondano l'isola, si ammira un paesaggio incantevole, illuminato da un cielo splendido, che sembra adornare ogni cosa con ricchezze e delizie naturali. E, a completare tanta bellezza, sullo sfondo si stagliano le cime dei monti Appennini, non disposte in modo simmetrico e regolare, ma in un pittoresco disordine, per lo più ricoperte di boschi, interrotte da valli profonde e punteggiate da collinette, sulle cui cime sorgono borghi caratteristici. È facile immaginare quale piacere e conforto l'animo possa trarre dalla contemplazione di uno spettacolo tanto vario e armonioso. Ma non lasciamo che la mente voli troppo indietro nel tempo, perché la gioia serena e il sorriso di questa natura amabile potrebbero trasformarsi in tristezza, e le spume candide del fiume tingersi di sangue. A partire dal X secolo, le memorie storiche narrano di come l'Isola fu teatro di violenti conflitti, che la devastarono più volte. Situata al confine tra lo Stato Ecclesiastico e il Regno di Napoli, e luogo fortificato per la sua posizione e per la sua rocca (che, a seguito di un evento tragico, divenne un'altra isola, ancor più fortificata, all'interno dell'isola), Sora fu esposta a cruenti battaglie nel XIII e XV secolo, durante le lotte tra papato e impero. Federico II, nel 1250, la diede alle fiamme, poiché era schierata con la Chiesa. Gregorio IX la riconquistò poco dopo, ma ben presto tornò sotto il dominio regio. Due secoli più tardi, durante la contesa tra Angioini e Aragonesi per la corona di Napoli, Pietro Cantelmo, duca di Sora, schierandosi con i primi, mosse guerra contro il Papa Piccolomini, che parteggiava per i secondi. La città fu allora espugnata, evento che Enea Silvio (poi divenuto Papa Pio II) narrò con elegante maestria nei Commentarii della sua vita. E poiché è un fatto piuttosto singolare, quanto raro, imbattersi in un sommo Gerarca che sia anche storico di eventi bellici, riportiamo qui, in italiano, un brano di quella narrazione, per concludere questo articolo.

"Napoleone Orsini, condottiero dell'esercito papale, con dodici squadroni di cavalieri e circa mille fanti, si diresse verso la campagna di Sora per piegare la resistenza del superbo e irriducibile duca Pietro Cantelmo, da tempo avverso al Pontefice Pio... Gli abitanti dell'Isola...

Ottenuta la città per dedizione, rimaneva da espugnare la rocca, difesa dal fiume e dalla sua altezza. L'impresa era ardua... Le bombarde furono collocate al di là del fiume per battere la rocca, che fu assediata per diversi giorni. La torre principale crollò, aprendo un passaggio, seppur impervio.

Allora, un soldato etiope, che per anni aveva servito Napoleone e che infine si era dedicato alla milizia, disse: "Commilitoni, una strada è stata aperta verso la rocca, e le armi sono state silenziate dal crollo della torre. Essa è già nostra, credetemi, se solo mi seguirete; io sarò il primo e vi aprirò la via".

Detto ciò, conficcò la lancia tra le mura della torre al di là delle acque, gettò via le vesti, si tuffò nudo nel fiume e, guadandolo con un nuoto veloce, raggiunse la riva opposta e, brandendo la lancia, si lanciò all'assalto della breccia.

I più audaci tra i soldati, sia quelli accampati che i montanari, lo imitarono. Due di loro, travolti dai vortici, furono trascinati dalla corrente verso i precipizi e morirono tra i sassi delle rovine. I rimanenti, salvi, raggiunsero il punto dove il fiume aveva un corso più tranquillo. Da lì, nascosti tra le rive, con scale di corda e con più schiere di armati, salirono sulla cittadella. I difensori, stanchi, pallidi e provati dalla lotta, non poterono opporre resistenza..."



Isola di Sora: Un Quadro di Bellezza Naturale e Storia

Il testo celebra la bellezza dei paesaggi italiani, menzionando in particolare due località: la Cava e Sora, entrambe rinomate per i loro scorci pittoreschi. Sebbene la fama della Cava sia in declino, Sora è in ascesa, soprattutto dopo l'apertura di una nuova strada che la collega a Frosinone e alle Terre Pontificie. L'autore invita i lettori a visitare Sora, suggerendo di posizionarsi in un punto elevato per ammirare il panorama mozzafiato. La città è descritta come un'isola circondata dal fiume Liri, con le sue sorgenti gemelle che ne marcano l'unicità. Il fiume stesso, alimentato dal Fibreno, crea cascate spettacolari tra i macigni, aggiungendo un elemento dinamico al paesaggio.

Un Viaggio nella Storia

Ma il testo non si limita alla descrizione del paesaggio. Ci trasporta in un viaggio nella storia, ricordando come l'Isola di Sora, un tempo luogo di pace e bellezza, fu teatro di violenti conflitti. A partire dal X secolo, l'isola fu contesa in numerose guerre, cambiando spessoDominio. La sua posizione strategica e la sua rocca la resero un obiettivo ambito, e la città fu devastata più volte.

Viene menzionato un episodio storico particolarmente cruento, avvenuto nel XIII secolo, quando la città fu data alle fiamme da Federico II. Nel XV secolo, invece, Sora fu al centro di una lotta tra Angioini e Aragonesi per il controllo del Regno di Napoli. In questa occasione, il Duca di Sora, Pietro Cantelmo, si schierò con gli Aragonesi, sfidando il PapaPiccolomini, alleato degli Angioini.

L'Assedio e la Conquista

Il testo descrive l'assedio della rocca di Sora da parte delle truppe papali guidate da Napoleone Orsini. L'impresa si rivelò difficile, con la rocca difesa dal fiume e dalla sua posizione elevata. Dopo giorni di assedio, la svolta arrivò grazie a un soldato etiope al servizio di Napoleone, il quale, con un atto di coraggio, attraversò il fiume a nuoto e scalò le mura, aprendo un varco per i suoi compagni.

La città fu conquistata, e la rocca cadde poco dopo. Questo episodio storico, narrato con dovizia di particolari, ci mostra come l'Isola di Sora, oltre che per la sua bellezza, fosse importante per la sua posizione strategica e per la sua storia travagliata.

Contesto Storico: Un'Isola Contesa

Il testo, pur concentrandosi sulla bellezza paesaggistica dell'Isola di Sora, non manca di sottolineare il suo ricco e travagliato passato storico. L'autore ci ricorda come questo luogo, oggi simbolo di pace e serenità, sia stato per secoli teatro di violenti conflitti e battaglie.

La Rocca: Cuore Strategico dell'Isola

Un elemento centrale nella storia di Sora è la sua rocca, una fortezza che ha giocato un ruolo cruciale nelle dinamiche di potere della regione. La rocca, grazie alla sua posizione strategica e alle sue difese naturali, era considerata un punto nevralgico per il controllo del territorio.

Le Guerre e le Devastazioni

A partire dal X secolo, l'Isola di Sora fu coinvolta in numerose guerre che videro contrapporsi diverse fazioni. La sua posizione al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli la rese un obiettivo ambito sia per i pontefici che per i sovrani napoletani.

Le memorie storiche menzionano come l'isola subì saccheggi e devastazioni nel corso dei secoli. Il turbine della guerra si abbatté più volte su Sora, lasciando dietro di sé distruzione e morte.

Episodi Storici Significativi

Il testo riporta alcuni episodi storici particolarmente significativi, come l'incendio della città nel 1250 ad opera di Federico II di Svevia. Un altro evento cruciale fu l'assedio del 1450, quando le truppe papali guidate da Napoleone Orsini cinsero d'assedio la rocca, difesa strenuamente dal Duca Pietro Cantelmo.

L'Assedio del 1450: Un Esempio di Valore

L'assedio del 1450 è descritto con dovizia di particolari, sottolineando la difficoltà dell'impresa e il coraggio dei soldati. L'episodio dell'eroico soldato etiope che, attraversando a nuoto il fiume e scalando le mura, aprì un varco alle truppe papali, è un esempio di come la storia di Sora sia costellata da atti di valore e sacrificio.

Un Patrimonio di Memoria

Le considerazioni storiche presenti nel testo ci invitano a riflettere su come il paesaggio, oltre che per la sua bellezza intrinseca, sia intriso di storia e memoria. I luoghi che ammiriamo oggi sono testimoni di eventi passati, di conflitti e di eroismi che hanno plasmato il territorio e la sua comunità.

Isola di Sora: Un Crocevia di Popoli e Culture

Il testo, pur focalizzandosi sulla bellezza del paesaggio e sulla sua importanza strategica, ci offre uno spaccato della complessa storia dell'Isola di Sora. La sua posizione geografica, al confine tra diverse entità politiche, l'ha resa un crocevia di popoli e culture, con influenze che si sono stratificate nel corso dei secoli.

Considerazioni storiche:

La Rocca: Un Baluardo Strategico

La rocca di Sora, menzionata più volte nel testo, rappresenta un elemento chiave nella storia dell'isola. La sua costruzione risale probabilmente all'epoca medievale, quando la necessità di difendere il territorio dalle incursioni nemiche portò alla realizzazione di fortificazioni imponenti.

Nel corso dei secoli, la rocca fu contesa da diverse potenze, assumendo un ruolo centrale nelle lotte per il controllo della regione. La sua posizione elevata e le sue mura robuste la resero un baluardo difficile da espugnare, come dimostra l'assedio del 1450 narrato nel testo.

Un Territorio Conteso

La storia dell'Isola di Sora è segnata da conflitti e battaglie che videro contrapporsi diverse fazioni. La sua posizione al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli la espose alle mire di papi e sovrani, desiderosi di annettere questo territorio strategicamente importante.

Il testo menziona alcuni degli eventi più significativi che videro coinvolta l'isola, come l'incendio del 1250 ad opera di Federico II e l'assedio del 1450, quando le truppe papali riuscirono a conquistare la rocca grazie al coraggio di un soldato etiope.

L'Eredità del Passato

Le considerazioni storiche presenti nel testo ci invitano a riflettere su come il passato abbia plasmato il presente. I luoghi che ammiriamo oggi sono testimoni di eventi che hanno segnato profondamente la storia dell'Isola di Sora e della sua comunità.

La rocca, le mura, i ponti e le chiese sono simboli di un'eredità culturale che va preservata e valorizzata. La memoria dei conflitti e delle battaglie ci ricorda l'importanza della pace e della convivenza pacifica tra i popoli.





testo originale:

Com'è che le nostre Provincie così di bei siti abbondino che ad ogni passo i pittori di paese potrebbero trovarvi ben adatti argomenti a' lor quadri, nondimeno due cantoni principalmente reputano come lor favoriti, e il meritano que della Cava è di Sora. La fama del primo, lunga stagione prevaluta, per che declini od invecchi oggimai; laddove il secondo ogni dì cresce maggiormente di riputazione, ed era che vi corre vicino la novella via aperta a comunicare per Frosinone colk: Terre Pontificie, sempre più vi trassero i pacsisti. E dovrebbero quanti più sono passarvi una volta, s'ei non fosse che per ammirare au' luoghi la Veduta maravigliosa di cui ora esponiamo la debole copia. Che pongasi là dove il Cavaliere si può, o in altre pin elevato sito ed acconcio e cosa vedranno forse unica al mondo in quanto a campi amenissimi, una città di tre in quattromila anime, per intero da un fiume circondata, entrando i rami del quale, che cingono quell'isola, (siccome dicemmo) da due fonti non dissimili ma del pari magnifiche. Quel fiume è il Liri, poi che poco stante aveanvi il vitreo Fibreno quella città, non prendendo nome che dalla mia topografica situazione, Isola di Sora, o colla semplicemcuve, si appella. Ed è un piano di breve giro se non che verso boven s'innalza da quel piano in vivo masso, sporge incontro alla corsia del fiume, tal che questo in due scissure, per due lati diversamente precipita, di perpetua spuma huggando que cenerognoli macigni. Indi presso che il Lirione orientale si ricongiunga coll'altro, nuovamente si parte, picciolinia ma isolerta facendosi. Se quel masso era un castello de' Duchi di Sora, celebre nelle feudali fazioni ne in età men remota cai to convertirano in palagio di villa, ave uno torre sola più rovinata quasi indicazione e monumento delle trascorse vicende. Alla città per due opposte porte si entra, e va innanzi a ciascuna un ponte di fabbrica. Non è bella, ma di sano però, ed industre molto, che le acque dall'alto cadenti, compongono di continuo in colonna dell'alberi genuflesso intorno a lei tal corrente che spazza gli umili vapori del fiume. E gli abitatori che quello hanno così accomodato per la superiore postura sua a dar moto ad ogni maniera di macchine, attendono a lanifici, a cartiere e simili arti. E però non miseria, non accattoni, non volti sparuti o livide ccchiai. Alla benefica riviera, come a pubblico fonte, vanno le femminette a risciacquare il bucato, e più ore dentro vi stanno lino al ginocchio, curvate in arco, e molli di sudore la fronte, senza che la sanità la quale ride loro ne' volti, spesso unita a vilesca bellezze, per nulla se n'alteri. Della qual vigoria e floridezza par che siano similmente elette madre le circostanti cose, imperciocchè o guardi nelle prossime colline di S. Sebastiano, il cui pie delle verdi onde del Liri si lava, o nelle campagne che poste lungo i due encra del fiume, vaghissimamente contornano l'isola, bel paese ti si parrà innanzi, il quale un bellissimo cielo sembra che tutto di naturali ricchezze e delizie adorni ed allegri. Ed in lontananza perché ne gli ultimi piani mancassero alla bellezza del quadro, ti appariscono le cime di quei massi Appennini, non già in simmetrica o severa gradazione disposti, ma in certo disordine pittoresco, per lo più boscosi, ed interrotte le ramificazioni loro da spesse vallate, la vallate da risorgenti monticelli, e sul cacume di alcune di queste erto e superbo qualche paesetto. Or quanto dal contemplare si cotanto diversificata e leggiadra debba ricevere la vista ricreamento ed il cuore conforto, non v'ha chi nol senta. Ma deh: non si spinga l'animo ne' tempi andati, che tutta la quieta letizia ed il riso di questa amabilissima natura vedremo cangiarsi in tutto, e di sangue contaminarsi queste candide spume. Dal secolo X. ne le memorie storiche l'Isola vantano più altre (1), soverchio il turbine di guerra venne a scoppiare sopra di lei, e due o tre volta la devastò. Posta a'confini dello Stato Ecclesiastico, e luogo forte per sito e per arte, massime la sua rocca, (la quale mercé d'un male fattovi diveniva altra isola munitissima nell'isola) fu miseramente esposta a fieri casi nello spesso battagliar che si fece nel XIII e XV secolo tra i nostri e i Pontefici. Perchè tenne in fitti parte di Chiesa, Federico II. nel 1250 la diede alle fiamme. Gregorio IX. diè a poco la ritolse al regio dominio, a cui ben presto ritorna. Due secoli dopo, quando Angioini ed Aragonesi disputavansi la corona di Napoli, Pietro Cantelmo Duca di Sora parteggiando co' primi trasse contra le armi di Papa Piccolomini che teneva i secondi. Soggiacque allora questa cittadella all'espugnazione che Enea Silvio elegantemente narrò ne' Commentarii della sua vita. E poichè cosa piuttosto singolare che rara egli è in incontrarsi in un sommo Gerarca istorico di fatti d'arme ammirati e lungamente da lui descrivendo, con quel brano volto nel nostro idioma porreus fine al presente articolo. Napoleone Orsini condottiero dell'esercito papale, con dodici bandiere di cavalieri e presso a mille fanti si condusse nella campagna di Sora per fiaccare la tenacità del superbo ed inseguente Duca Pietro Cantelmo, che da più tempo era infesto al Pontefice Pio... Gli Isolani servono... Ottenuta la terra per dedizione, rimaneva la rocca, ad espugnarsi ancora, dal fiume difesa e dall'altezza. Fuvvi tentare difficilissima impresa... Situano le bombarde di là dal fiume per battere di quivi la rocca, la quale per più giorni è oppugnata. Rovinò la maggior torre, e colla sua caduta diede una via, benché scabrosa molto. Allora un soldato Etiopico, il quale per più anni era stato al servizio di Napoleone e che finalmente si era dedicato alla milizia vedo, disse, o commilitoni, sporta una strada alla rocca, e n'è cessato l'armi la ruina della torre, essa è già nostra, a me lo credete, sol che mi seguiate; io sarò il primo e vi aprirò il cammino. Il che detto, sùagliò la lancia fra le muricce della torre al di là delle onde, gittò via le vesti, saltò a nudo nel fiume, e guadato con celere nuoto, e ripienasi la lancia, in fiero aspetto si sforza di ascender la breccia. L'imitano i più audaci fra gli accampati l'acqua rida ed i montanari; due soli, assenti de' vortici, la corrente gli trae ne' precipizi e con gran empiù li avvolge fra i sassi delle ruine; i rimanenti salvi pervengono là dove il fiume ha più dolce corso; ond'essi, ascosi fra le ripe, con scale di funi, e con più ordini di armati, ascesero sulla cittadella i difensori stanchi, rossi e darili a sua difesa, e tutto



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